La casa intelligente per l’utenza debole, dalla domotica alla smart home

La casa intelligente per l’utenza debole, dalla domotica alla smart home

Raffaella Arnesano intervista Antonio Frattari, Professore ordinario di Architettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM) dell’Università degli Studi di Trento.

“La domotica può assumere un importante ruolo nel miglioramento della qualità della vita di anziani e disabili all’interno delle proprie abitazioni contribuendo a ridurre la presenza di caregiver e assicurando una adeguata sicurezza alla persona (safety) e alle cose (security). Tuttavia, progettare case intelligenti per le fasce deboli non è semplice perché la realtà di queste categorie è molto articolata e differenziata. Di volta in volta possono emergere nuove esigenze date da situazioni completamente diverse oppure simili ma con ampi ventagli di sfumature tali da richiedere risposte progettuali nuove o da modificare soluzioni già individuate ma da adattare o ottimizzare. A questo si aggiunge il fatto che l’adozione di dispositivi elettronici e dei mezzi informatici deve essere calibrata e coniugata con l’eliminazione delle barriere fisiche e l’ergonomia degli arredi”.(tratto da “La casa intelligente per l’utenza debole” di Antonio Frattari, Michela Dalprà – Michela Chiogna, Maggioli Editori)

La domotica è la base della casa intelligente?

Il termine domotica è un neologismo derivante dalla fusione del termine latino “domus”, casa, e del termine francese “informatique”, informatica. La domotica, ovvero l’home e building automation, intende fornire una risposta intelligente della casa ai fini del: comfort, ambiente e risparmio energetico, sicurezza personale (safety) e antintrusione (security). Si parla di casa intelligente, come di un edificio capace di individuare un problema e attivare una risposta efficace e coordinata dei diversi impianti gestendo, con sussidi informatici, le condizioni di benessere con conseguente minimizzazione dei consumi energetici, ovvero compensare le limitazioni funzionali delle fasce deboli (anziani, individui con ridotte capacità motorie, sensoriali, cognitive, ecc.) e facilitare la loro vita indipendente nelle abitazioni, garantendo al contempo la safety e la security.

La casa del futuro sarà sempre più smart?

Sicuramente sì. Ci stiamo sempre più abituando ad avere dei supporti informatici nella nostra vita quotidiana e spesso non ce ne rendiamo conto. In edilizia sta succedendo quello che si sta verificando negli altri “mondi” come ad esempio la telefonia o l’automobile e che oggi ci sembra normale. Dispositivi che parlano, che correggono i tuoi errori di digitazione, di fonetica o di guida. Lo stesso sta avvenendo lentamente, ma inesorabilmente nel mondo della casa, dell’ufficio o della fabbrica. Edifici intelligenti che si gestiscono al meglio e che addirittura comunicano tra loro scambiandosi informazioni e al bisogno anche energia in un’ottica di minimizzazione dell’impatto del costruito sulle matrici ambientali fondamentali (acqua, suolo ed aria) per dare sempre maggiori chance di sopravvivenza al nostro pianeta.

In che modo la domotica può aumentare la qualità della vita delle persone con disabilità?

Una casa domotica, gestendo al meglio safety e security e semplificando le normali attività quotidiane, aumenta in maniera consistente l’autonomia e l’autostima dell’utente debole sia esso motorio, sensoriale o cognitivo. In una sola parola possiamo dire che la domotica favorisce l’indipendenza, sinonimo, per chi ha delle limitazioni, di qualità di vita migliore.

Come si progetta una “casa intelligente”?

Progettare una casa significa trovare una forma che risponda a delle necessità abitative e quindi la tecnica per costruirla. Se la casa dovrà essere intelligente oltre questo sarà necessario prefigurare scenari di vita dell’utente in modo da predisporre risposte intelligenti relazionate al suo comportamento. Per prefigurare gli scenari sarà necessario approfondire con l’utenza le esigenze e i relativi comportamenti nell’uso dello spazio e degli arredi. In particolare, se la casa è destinata ad ospitare persone con limitate capacità è necessario verificare con approfondimenti successivi, anche con gli eventuali caregiver, quali sono le esigenze specifiche al fine di definire con chiarezza non solo gli spazi e gli scenari, ma anche eventuali soluzioni ergonomiche particolari che possano favorire o migliorare la mobilità e l’interazione casa-utente.

Una casa intelligente è anche economicamente sostenibile?

In termini generali una casa intelligente è economicamente sostenibile in quanto risparmia energia e quindi abbatte i costi di gestione. Dal punto di vista del sostegno all’utenza debole può risultare altrettanto sostenibile in quanto, aumentando l’indipendenza dell’utente, potrebbe portare ad una riduzione dell’impegno di eventuali caregiver. Tuttavia, le situazioni vanno valutate caso per caso. Si sono registrati casi in cui il rientro dei maggiori costi per l’istallazione dei dispositivi informatici è avvenuto in tempi brevi, sei mesi o un anno, altri in cui invece ci sono voluti più anni.

La norma premia chi decide di progettare una smart home? Esistono incentivi?

Varie e diverse possono essere le fonti di incentivazione alle quali si può fare riferimento nel momento in cui si decide di potenziare la casa con l’introduzione di soluzioni domotiche. Per quanto riguarda gli incentivi esistono diverse linee di indirizzo che dipendono molto dalle singole regioni e dalle interazioni con la legislazione nazionale. Anche in questo caso non è pensabile fare un discorso in generale o dare un’unica ricetta, bisogna analizzare i singoli casi e approfondire quali possono essere le soluzioni migliorative per coniugare meglio le esigenze dell’utenza e la sostenibilità dei costi.

 

Articolo tratto da https://www.apmarr.it/ – Associazione Nazionale Persone con Malattia Reumatologiche e Rare

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